Menu principale

Home
Biography
Book Reviews
Poetry
Versi in gabbia
Antiche fessure
Mesti riverberi
Tutto era inizio
Il fruscio dell'attesa
Argonauta
Inediti
Interviews
Story books
Photo
Contact
Web links
Versi in gabbia
Documento senza titolo

 

 “Cercare - trovare - perdere. Parole - voci - favelle. Il bisogno di trovare quello che si è perduto, di perdere ciò che si è trovato. Di parlare di sentire di spiegare... La ricerca di una reintegrata fisionomia e il desiderio di recuperare l’età dell’innocenza in un duro confronto  con le contraddizioni, le asprezze, le disillusioni di una non sempre facilmente sopportabile quotidianità”

“Looking for - finding - loosing. Words - voices - speeches. The need of finding what  has been lost and loosing what has been found. Of speaking, of feeling, of explaining… The research of a reintegrated physiognomy and the desire to regain the age of innocence in a hard comparison with the negations, the roughness, the disillusions of a not always easily bearable everyday life.”

 

 

 

Ancora larva

 

Ancora larva

bozzolo informe

io sono uscita

dal guscio molle.

 

Cerulei intrichi

di folle bava

hanno occultato

sorgive polle.

 

In nuova plaga

docili zampe

stanno riempiendo

capienti olle.

 

 

Avidità

 

Anch’io voglio

Vivere e morire

Ingorda

Di occulti lacci

Il collo

Tendo

All’estremità

 

 

Benigne ombre

 

Ho cercato

        parole antiche

        paterni volti.

Ho trovato

        voci romite

         benigne ombre.

Ho perduto

       favelle avite

       larvati sguardi.

 

 

Blefarite

 

Borsa dell’occhio greve

Lugubre tumescenza,

Epa di doglia pregna

Fragile vaso, spandi

Acri stille d’Amor.

Roscido abisso inghiotti

Irti virgulti aviti

Tumoli di misfatti

Ecco che s’apre il Cuor!

 

 

Cancrena d’amore

 

Premurosa detergo

dalla madida fronte

il tuo acre sudore.

 

Il mio corpo è d’usbergo

ai tuoi riti devianti

ai sussulti d’umore.

 

Negligente non tergo

dal mio ventre grondante

la cancrena d’amore.

 

Entro in te, buio albergo,

dove Giano bifronte

apre l’uscio al chiarore.

 

 

Correità

 

Complice nell’attesa

Orco diventa Amico,

Reduce dall’offesa

Ritorna ancor Nemico.

Esile conversione

Ieri slegava te,

Trappola inver beffarda,

Adesso incastra me!

 

 

Depressione

 

Desidero

Essere

Penetrata

Rovistata

Esorcizzata

Scarnificata

Sublimata

Immolata

Olocausto

Non

Esisti

 

 

Essenza indifesa

 

Vorrei scollare

la mia diafana

crosta

di pelle

per darla a Te,

vacillante Emozione

essenza indifesa

senza pelle.

 

 

Faretra di duro cuoio

 

Perché non smetto

di trattenere

i dardi appuntiti  /  suadenti

che con orgoglio

mi hanno trafitta?

 

Perché non cerco

di sistemarli

ormai penitenti  /  contriti

nella faretra

di duro cuoio?

 

Perché non voglio

rimarginare

i tagli impazziti  /  dolenti

con oblïoso

medicamento?

 

 

Figlia radiosa

 

Partorisci anche me

dal tuo trepido

ventre rigonfio,

dolce Figlia radiosa.

Alma linfa copiosa

nell’osmotico

eterno trionfo

potrò infondere in te.

 

 

Guarigione

 

Generosamente

Umetta, rinfresca, detergi

Ascose pieghe riarse

Rugose piaghe sconvolte!

Incidi, seziona, asporta

Glaucomi, oscuri tumori!

Instilla, irrora, trasfondi

Opime gocce olezzanti

Nerigni fluidi elettuari

Esperto mio Taumaturgo! 

 

 

Labirinto

 

Getterò

gli usati copioni

le maschere crude

dal palcoscenico

del ventre che danza?

 

Entrerò

con fresche pulsioni

con palpebre nude

nel labirinto

della vita

che avanza?

 

 

Madre / Tua Madre

 

Oh Madre,

succhiavo

ingordamente

il tuo seno

grondante

che alla bocca

annaspante

pietosamente

porgeva

Tua Madre.

 

 

Maniaco

 

Madide ciglia supplici

Alzan barriere fragili

Nobile sguardo penetra

Intime parti gravide

Avide mani lùbriche

Cingono poggi turgidi

Orrido cappio in me!

 

 

Oppressione

 

Onusti

Pensieri

Premono

Rapaci

Emozioni

Stringono

Sudate

Intuizioni

Offuscano

Niente

Esorcizza me

 

 

Pànico

 

Pietosamente

Accumulo

Nulla

Iniquamente

Cedo

Ogni cosa

 

 

Silente fragore

 

Non sento più la tua voce

contenta convulsa confusa.

 

Non odo più le parole

stringate spietate sincere.

 

Ascolto il silente fragore

che assorda il mio fragile ardire.

 

 

Timida mano

 

Timida molle mano

che sfiori il collo forte,

perché diventa vano

curvar le dita tòrte?

Non osi ancor ghermire

toccare o concupire,

mano dal palmo esangue?

 

 

Versi in gabbia

 

Vibranti versi vaghi,

Esposti con rigore

Riposti con pudore,

Senari ben racchiusi

In strofe calibrate

In rime incatenate,

Non siete più ingabbiati,

Grovigli di esercizi!

Alzata è ormai la spranga

Barbàglio di permesso

Bagaglio d’ogni eccesso!

Issate in alto il senso

Avulso dall’invoglio!

 

TOP

 
Copyright © 2021 Sito ufficiale di Gabriella Bertizzolo  -  All Rights Reserved.
Le foto all'autrice utilizzate per questo sito sono state realizzate dall'arch. Silvia Galvan